ALESSANDRO

16 agosto 2010 

Ti guardi allo specchio e non ti riconosci più.
Il tuo corpo cambia, il sedere si ingrossa, le gambe ed i piedi sembrano palloncini pieni d’acqua pronti ad esplodere e la tua pancia si gonfia, assumendo la forma di un cocomero. E cerchi, in quella persona allo specchio, la donna che eri fino a qualche mese prima, la sua spensieratezza e la sua libertà, la sua sfacciata insolenza.

E la gente per strada, improvvisamente, ti guarda sorridendo. Estranei, incrociati per caso, incredibilmente gentili, ti cedono il loro posto a sedere e ti lasciano passare davanti alle file interminabili del supermercato o dell’ufficio postale…tutti con un ghigno di complicità ad incorniciare i loro visi anonimi. E tutto ruota al contrario. E’ quasi come vivere in un mondo incantato, opposto a quello in cui hai sempre vissuto. E vorresti dire, grazie signor tal dei tali per il posto che mi ha ceduto, non è che per caso c’ha anche una sigaretta da offrirmi? E sai che ci sono cose che sembrano inopportune. Molte delle cose a cui mi sono abituata nella mia vita, adesso sono diventate inopportune. E mi rendo conto di quanto sia fottutamente schiava delle mie cattive abitudini. Viziosa di merda.

E basta sentire un calcetto…che anche sul mio viso, magicamente, appare quell’espressione da ebete che assumono tutti quelli che mi incrociano per strada. Lo sento muoversi…uno, due colpetti ed è fatta. Sono inesorabilmente mamma. Rapita da quest’esserino che mi sconvolgerà per sempre l’esistenza. E tutto passa in secondo piano. Anche la tua femminilità, anche il tuo sentirti donna. Basta un colpo ad investirti di un carico di responsabilità indescrivibile. E senti crollarti addosso il timore di non essere all’altezza di questo ruolo così complicato. Analizzi i comportamenti assunti nei tuoi confronti dai tuoi genitori e ti ritrovi ad osservare l’atteggiamento di tutti i genitori di figli piccoli che incroci per strada, ad analizzare i tuoi nonni, gli zii, gli amici. Compri libri sull’educazione dei figli, riviste specializzate, sottolinei in blu le cose che ti restano impresse, in rosso quelle che reputi di fondamentale importanza. E poi chissà se quando il cucciolo piangerà avrai la lucidità di ricordarti tutti i “manuali di istruzioni” che hai letto nei mesi precedenti…o se l’istinto materno prenderà il sopravvento stravolgendo tutto quello che hai assimilato.

Oggi abbiamo fatto shopping per lui. Immaginarlo in quelle minuscole tutine è divertente ed intimamente appagante. Calzini, body, bavaglini, scarpine…tutto che finisce con “ino”…tutto in miniatura. Abbiamo comprato il DouDou…il suo primo peluche senza cuciture e senza bottoncini pericolosi che possono essere ingoiati inavvertitamente. E gioco a fare la mamma, adesso che mamma ancora non sono. E ho speso dei soldi per comprare degli anelli, soldi che al papà sono sembrati sprecati…adesso che tutto è in funzione del cucciolo.

Modalità: Risparmio energetico. Attacco il pc alla corrente.

E solo oggi, dopo dieci giorni, si respira un po’ di pace. Questa casa, invasa da amici e parenti, finalmente è diventata un porto silenzioso. Dedico qualche minuto ai miei pensieri senza scocciature. Si cambia anche in questo. Io che ho sempre amato circondarmi di ammuina…adesso cerco tranquillità e silenzio. Inseguo spazi da dedicare a me stessa per prendere consapevolezza dell’esperienza incredibile che sto vivendo.

Marylin Manson canta poesie blasfeme al secondo piano della villetta al mare. Un’eco prepotente lo conduce fino ai miei pensieri, distogliendoli fastidiosamente. Mio marito si perde in note diaboliche osservando minuziosamente le tutine che ha regalato a suo figlio. Contrapposizioni che fanno riflettere…e sento il bisogno di scrivere tutto ciò che mi passa per la testa prima che qualcun altro bussi alla porta di casa per sapere i programmi di stasera. Ho sentito che volevano organizzare una braciata nel mio giardino…accetto inerme le decisioni altrui. Passiva. Non posso mangiare, non posso bere, non posso fumare. Io mangio lo stesso. Ho il buonsenso di assaggiare solo ogni tanto due sorsi di birra o vino rosso e passo le mie giornate ad elemosinare di accendere la sigaretta a qualcuno, per assaporare, anche solo un istante, il gusto della nicotina.

Sono schiava delle mie cattive abitudini. Non vedo l’ora di diventare schiava di mio figlio.

 
Forse ci siamo. Dopo aver riflettuto abbastanza a lungo, abbiamo deciso il nome: ALESSANDRO. Ci piace da sempre, lo troviamo elegante ed attuale, seppure un po’ troppo comune. Cerco di chiamarlo così, anche se mi viene spontaneo e naturale associargli il nome del nonno (cosa che del resto ho fatto, dentro di me, per circa 5 mesi, quando ero certa che fosse un maschietto anche se quasi tutti mi dicevano che era una femminuccia)…suona anche bene con il cognome e poi…piace a tutti (cosa del tutto ininfluente per quanto mi riguarda).

Oggi tira un vento pazzesco…nemmeno il piacere di andare in spiaggia per una passeggiata al tramonto sul bagnasciuga…la sabbia ti urta contro la pelle in modo fastidioso, quasi come se fossero continue punture di insetti. Qualcuno schiamazza nel giardino della villetta affianco. Sento scrosciare l’acqua della doccia, mentre la musica a tutto volume inonda la casa…mio marito è sceso al piano di sotto lasciando la porta della nostra stanza da letto aperta. Marylin Manson invade la mia intimità, adesso che ascolterei volentieri Clair De Lune di Debussy o Creep dei Radiohead, se solo avessi caricato tutti i miei mp3 sul portatile prima di partire. La pigrizia è un’arma letale contro se stessi.

Sto leggendo, a rilento, l’ultimo libro di Isabella Santacroce. Io che ho sempre adorato i suoi scritti per la diabolica perversione che contenevano, oggi mi ritrovo perplessa a leggere qualcosa che non sembra scritto da lei. Faccio fatica persino a finire i capitoli.

Il volume si è abbassato.

Tra un po’ passo dai nonni. Si sono fatti vecchi. Vecchi da morire. E adesso più che mai, forse a causa della tempesta ormonale che ha inondato la mia normalità, mi viene da piangere quando sono con loro. Sentire nonna blaterare frasi senza senso e vederla piangere, persa in una disperazione senza motivo, con la testa invasa da fantasmi del passato che la perseguitano mi fa male da morire.

Cerca suo padre, piangendo.
Cerca sua madre, piangendo.

Defunti che le vengono a far visita nel buio della sua mente che ha completamente rimosso figli e nipoti.

Cerca suo marito, piangendo.

E lui lì, per ore, giorni, mesi, anni, a tenerle la mano e a rassicurarla con frasi cariche di dolcezza.
Frasi che lei non ascolta nemmeno.

Ore 20.00. Il vento non cessa. Tutti sono lontani. Ma madre. Mio fratello. Mio padre. Lontano con il corpo e con la mente. Ha smesso da tempo di far parte della mia vita. Ha scelto di non far parte di quella di suo nipote. Gli ho chiesto di venire a vedere la Strutturale…ha trovato, come sempre, una scusa.

5 pensieri riguardo “ALESSANDRO

  1. Prima di tutto grazie per le cose che mi hai detto al telefono. Te lo dovevo pubblicamente.

    Quanto al fiume in piena che è questo post … Se c'è una cosa che questo figlio sta facendo è trasformarti. La trasformazione è la chiave della tua felicità.
    IN TUTTO.
    Sono certa che sai coglierne l'immensità.
    La profondità, l'altezza, la larghezza.

    Ti voglio bene, e voglio bene ad Alessandro. A questo mio nipotino che non è virtuale, che non fa più parte di un mondo di parole scritte e lette, che non occupa un posto di secondo piano nella mia vita, che non ha nulla a che vedere con questo mondo bislacco dei blog, che spesso ti mostra la maschera di clown improvvisati alla meno peggio.
    Marilyn Manson lasciamolo agli anni in cui si credeva che incazzarsi fosse il modo più giusto per dare sfogo alla rabbia. Da lontano mi avvicino al tuo pancione. Magari lui lì denntro non scalcerà, forse sentirà una voce sconosciuta e qualcosa lo terrà fermo. La sorpresa.

    Gli canto New York Serenade di Bruce Springsteen.

    Sono sicura che riderebbe, nello scoprire che questo mondo, che presto vedrà con i suoi occhi, ha da offrirgli cose belle, e cose buone.
     
    Un abbraccio.

  2. Prima di tutto grazie per le cose che mi hai detto al telefono. Te lo dovevo pubblicamente.

    Quanto al fiume in piena che è questo post … Se c'è una cosa che questo figlio sta facendo è trasformarti. La trasformazione è la chiave della tua felicità.
    IN TUTTO.
    Sono certa che sai coglierne l'immensità.
    La profondità, l'altezza, la larghezza.

    Ti voglio bene, e voglio bene ad Alessandro. A questo mio nipotino che non è virtuale, che non fa più parte di un mondo di parole scritte e lette, che non occupa un posto di secondo piano nella mia vita, che non ha nulla a che vedere con questo mondo bislacco dei blog, che spesso ti mostra la maschera di clown improvvisati alla meno peggio.
    Marilyn Manson lasciamolo agli anni in cui si credeva che incazzarsi fosse il modo più giusto per dare sfogo alla rabbia. Da lontano mi avvicino al tuo pancione. Magari lui lì denntro non scalcerà, forse sentirà una voce sconosciuta e qualcosa lo terrà fermo. La sorpresa.

    Gli canto New York Serenade di Bruce Springsteen.

    Sono sicura che riderebbe, nello scoprire che questo mondo, che presto vedrà con i suoi occhi, ha da offrirgli cose belle, e cose buone.
     
    Un abbraccio.

  3. Zia Rò, grazie. Le mie parole, come sempre, sono state sincere e sono partite dal cento del mio cuore (come le tue, del resto). So chi sei e so cosa desideri. So quanto vuoi ciò che vuoi…l'ho vissuto un attimo prima di te. Alessandro mi sta trasformando facendo si' che io riesca a cogliere delle sfumature e delle emozioni che prima ignoravo…è una crescita costante che stiamo affrontando in due…una preparazione lunga e delicata alla cosa più dolce e naturale del mondo: la maternità.
    Oggi scalcia, scalcia di brutto…e vorrei sentire davvero la tua voce cantare per lui New York Serenade di Bruce Springsteen…sarebbe anche un po' mia. E poi non la conosco, ma adoro la sua voce!
    Si rientra nella routine, ma con qualcosa di nuovo dopo quest'estate che ha portato milioni di nuove riflessioni e tanto tempo per capire.
    ti voglio bene…buon lavoro!

  4. Zia Rò, grazie. Le mie parole, come sempre, sono state sincere e sono partite dal cento del mio cuore (come le tue, del resto). So chi sei e so cosa desideri. So quanto vuoi ciò che vuoi…l'ho vissuto un attimo prima di te. Alessandro mi sta trasformando facendo si' che io riesca a cogliere delle sfumature e delle emozioni che prima ignoravo…è una crescita costante che stiamo affrontando in due…una preparazione lunga e delicata alla cosa più dolce e naturale del mondo: la maternità.
    Oggi scalcia, scalcia di brutto…e vorrei sentire davvero la tua voce cantare per lui New York Serenade di Bruce Springsteen…sarebbe anche un po' mia. E poi non la conosco, ma adoro la sua voce!
    Si rientra nella routine, ma con qualcosa di nuovo dopo quest'estate che ha portato milioni di nuove riflessioni e tanto tempo per capire.
    ti voglio bene…buon lavoro!

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